I PFAS sono dei composti chimici, ormai molto diffusi in tutto il mondo. Vengono utilizzati per rendere resistenti all’acqua e ai grassi l’abbigliamento tecnico, carte e contenitori alimentari (pentole anti aderenti), alcuni detersivi…
I PFAS purtroppo hanno conseguenze negative sull’ambiente, la loro contaminazione avviene a causa dello smaltimento (gestito spesso in maniera non corretta o illegale). I PFAS penetrano nelle falde acquifere e, attraverso l’acqua, raggiungono i campi e i prodotti agricoli mettendo a rischio anche gli acquedotti. Queste sostante tendono ad accumularsi nell’organismo tramite gli alimenti e, ad alte concentrazioni, sono altamente tossici non solo per l’uomo ma anche per tutti gli organismi viventi.
Nell’uomo i PFAS sono in grado di alterare tutti i processi dell’organismo che coinvolgono gli ormoni responsabili dello sviluppo, del comportamento, della fertilità e di altre funzioni cellulari essenziali.
Le patologie maggiormente riscontrate, la cui causa è proprio dovuta all’accumulo di PFAS, sono i tumori ai reni, cancro ai testicoli, malattie alla tiroide e un aumento delle patologie neonatali.
Uno studio già nel 2007 aveva rilevato un’elevata presenza di PFAS nel nord Italia, dal 2013 il problema è diventato molto serio nelle province di Padova, Vicenza e Verona.
Attualmente gli acquedotti dei comuni interessati, per rispettare i limiti di legge fissati dall’ Istituto Superiore della Sanità, hanno dovuto dotarsi di un sistema a filtrazione a carboni attivi. Un sistema molto costoso in cui i filtri devono essere cambiati ogni 4 mesi al costo di circa 600.000.000 euro annui.
Con il sistema ad osmosi inversa si va ad eliminare ogni problema di PFAS… senza se e senza ma!